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Lasciatevi trasformare

Nel prefazio dei defunti il sacerdote prega: “ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata”. Questa invocazione ricorda l’atto di fede del credente dinanzi al mistero della morte e, contemporaneamente, unisce la vita del discepolo di Gesù al suo Maestro riconoscendo l’azione di Dio in tutta l’esistenza del credente. Il Signore non ci toglie la vita ma la trasforma.  In quest’azione di Dio, ossia dare una forma nuova, mi sembra di poter cogliere il senso profondo della Pasqua del Signore.  Cosa stiamo celebrando?  Certamente non un anniversario o un ricordo antico, ma un evento che ha cambiato la storia del mondo e la vita dei discepoli. Un incontro, una relazione che hanno il potere di trasformare. Quando amiamo una persona, lo stare con lei, necessariamente ci trasforma, ci cambia. Attraverso lei impariamo a conoscere tratti della nostra personalità o dimensioni della vita che prima ci erano nascosti o non completamente chiari.  Un'amicizia, un grande affetto, un
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L'asciugamano: un pro-memoria per non lasciare i piedi bagnati

In questo anno pastorale abbiamo messo al centro della nostra riflessione il tema della “Comunità educante”. La parrocchia è il luogo in cui sperimentiamo percorsi educativi in cui tutta la comunità è educata dal Maestro alla vita piena del Vangelo.  Nei vangeli l’appellativo “maestro” (“rabbì”) è attribuito a Gesù in diverse occasioni ma solo nell’ultima cena Gesù stesso si auto-definisce maestro, unendo questo appellativo a quello di Signore. Quest’autodefinizione di Gesù rende il racconto dell’ultima cena unico non solo per i gesti compiuti ma anche per il significato che a questi viene attribuito dallo stesso Signore. Perciò, prima di dirci cosa dobbiamo fare, egli ci racconta qualcosa di se stesso. In quei gesti ci rivela un tratto fondamentale della sua vita.  Tutto questo non avviene con un discorso ma con la loquacità delle azioni che l’evangelista Giovanni ci descrive con una minuziosità e una ritualità che conservano  il loro fascino. Come Gesù ammaestra la sua comunità? com

Il Verbo si fece carne. La piccola via della santità

  A Betlemme, 2000 anni fa, è avvenuto qualcosa di straordinario, inimmaginabile: Dio ha scelto di diventare uno di noi, di essere presente nella storia dell’umanità attraverso la vita, le parole, i silenzi di Gesù di Nazareth. Oggi siamo qui per fare memoria di questo grande mistero con l’umiltà dei pastori e lo stupore dei magi.  In una notte qualsiasi si è accesa una piccola luce in una delle tante casette di Betlemme e, nel vagito di un bambino, è iniziata la storia di Dio in mezzo a noi. L’incarnazione di Gesù è un mistero avvolto dal silenzio, dalla contemplazione e ci chiede il salto dello fede. In cosa crediamo? a. La presenza di Dio Innanzitutto, il Natale di Gesù ci dice che Dio desidera stare con gli uomini, parlare con loro come ad amici, essere presente con la sua carne, la sua storia, la sua vita. Nella naturale indifferenza della città, Dio si fa presenza. Essere presenti vuol dire accorciare le distanze! Egli “scende dalle stelle” e “viene in una grotta”.  A volte si

Innestati in Cristo. Pasqua 2022

Nel giorno di Pasqua le letture, i gesti battesimali e la liturgia eucaristica ci riconducono alle origini, all’inizio della nostra fede. Cosa c’è all’inizio? Il nostro nome, come per Abramo, per Mosè, per i profeti e le donne al sepolcro. Una parola è entrata nel silenzio, ci ha chiamato per nome e ha riempito la nostra vita come la luce del cero pasquale, come il canto dell’alleluia. Per Dio non siamo anonimi, non siamo un numero ma un nome, un dono e un progetto. Questo nome che, simbolicamente, diamo al bambino nel battesimo ci accompagna per tutta la vita. In questo nome scopriamo di essere un mistero, un dono e un progetto; ossia, una vocazione. Cosa vuol dire “vocazione”? Innanzitutto, che la vita è un mistero e che non è posta completamente nelle nostre mani. Quando chiediamo al bambino “cosa vorresti fare da grande?” probabilmente sappiamo che la sua esistenza non corrisponderà alla sua risposta, ma abbiamo in lui suscitato un desiderio, aperto un orizzonte e allargato

Il Maestro e Signore: omelia Giovedì santo

Chi è Gesù? Sono passati circa 2000 anni dalla sua nascita, molte cose sono cambiate, molti avvenimenti hanno modificato la storia e la vita della chiesa. Perciò non smettiamo di chiederci: Chi è Gesù per noi, per me, oggi? Questa domanda non sembri scontata. In questi tre giorni, attraverso i gesti e le parole della liturgia, la chiesa ci aiutano a conoscere il mistero di Cristo, a lasciarci abbagliare dalla sua persona e dalla sua missione.  Cosa dice Gesù di se stesso? Lo abbiamo ascoltato: “Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono” (gv 13,13). Nel momento più importante della sua vita, al culmine del suo cammino, “sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre” (gv 13,1) Gesù si fa conoscere come Maestro e Signore.  I maestri sono importanti nella vita di una persona. Tutto sommato noi siamo anche i nostri maestri. Ma chi è un maestro?  Certamente non intendiamo per maestro chi ci fa una lezione frontale o un predic