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29 maggio: possiamo venire in cielo


“Andiamo in cerca della città futura” (Eb 13,14): è questa la meta del nostro pellegrinaggio, la conclusione della nostra preghiera. La Madre di Dio ci indica Gesù non solo come un esempio da imitare o un maestro da ascoltare: Lui è il senso, il fine, il premio della nostra corsa. 
Se al cristiano togliamo il paradiso, abbiamo tolto tutto. Nello sguardo di Maria, perciò, cogliamo questo desiderio, questo appuntamento che fa da eco alla preghiera dell’Ave Maria. Rivolgendoci alla Madre di Dio concludiamo la nostra preghiera chiedendole di pregare per noi non solo nel presente ma “nell’ora della nostra morte”. E cos’altro chiediamo nel Salve Regina se non che rivolga a noi i suoi occhi e che ci mostri, dopo quest’esilio, Gesù?
La gioia di Maria sarà la nostra letizia, lo lode di Dio la nostra beatitudine.
L’ultimo sguardo nel nostro itinerario è alla Vergine Assunta, alla contemplazione della sua gloria immortale. Nella tradizione orientale questo mistero viene raccontato attraverso l’icona della “dormitio Mariae”.  
La madre di Dio non viene dipinta mentre sale da sola in cielo, assunta dal Padre, ma adagiata sul un letto mentre dorme e attende che il Figlio torni da Lei. Così, Gesù risorto nel suo mistero pasquale, con i segni della crocifissione e nella sua gloria circondato dagli angeli, va da Maria e la prende con sé. Nell’icona il Risorto viene dipinto in piedi, al centro dell’icona, e tra le sue braccia tiene una bambina: è l’anima pura di Maria. 
Nel mistero dell’assunzione si inverto le immagini della Theotokos. La madre che, sino ad ora, aveva in braccio il Figlio, lo sorreggeva e lo amava, ora viene tenuta in braccio, è sorretta ed amata dal Figlio.
Colei che ha amato ora è completamente amata. La Theotokos (madre di Dio), nella gloria di Dio, ora appare come la Theotekos, (la figlia di Dio). 
Non sappiamo perché nell'altare d’argento della cripta appare il titolo di Theotekos che potrebbe avere due significati: colei che è custodisce Dio o figlia di Dio, oppure, secondo alcuni potrebbe essere un errore. Mi piace guadare a questo titolo raro attribuito alla Vergine con questo duplice significato: colei che ha portato il Figlio tra le braccia, ora, nella gloria, è completamente amata come la Figlia di Dio.

Madre di Dio e madre mia, Maria Madonna di Costantinopoli, che lasciando nella tua cara immagine le lontane contrade d’Oriente hai innalzato il tuo trono in mezzo a noi, mostraci sempre i tuoi occhi sovrani e materni e ottienici dal tuo Figlio divino tutte le grazie necessarie per l’anima e per il corpo, per noi, per le nostre famiglie, per la nostra Città e per tutti i nostri fratelli.

Madre di Dio e madre mia, Maria Madonna di Costantinopoli, che nella tua cara immagine ti mostri sempre congiunta col tuo bambino Gesù fa che non siamo mai separati da Lui per la colpa, ma che siamo invece sempre uniti con Lui per la grazia, la virtù la santità in tutti i giorni della nostra vita, e sino all’ultimo nostro respiro.

Madre di Dio e madre mia, Maria Madonna di Costantinopoli, che nella tua cara immagine ti mostri adornata di splendente corona, come il tuo Figlio divino, fa che seguendo su questa terra i vostri esempi, possiamo venire in cielo, a godere la tua gloria immortale, a lodare per sempre gli augusti e dolci Nomi di Gesù e Maria. 

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