"E venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14)
Una domanda antica e inquietante attraversa la nostra celebrazione: “Perché sei venuto?”
Nella pagina de “I Fratelli Karamazov”, Dostoevskij immagina il ritorno di Cristo nella Siviglia del XVI secolo, dove viene arrestato nelle carceri dell’Inquisizione. Un vecchio cardinale lo accusa: «Perché sei venuto a disturbarci?»
In questa “notte placida”, anche tra noi risuona la stessa domanda: Sei venuto a disturbarci, Signore?.
1. Il Natale che disturba
Viviamo un tempo in cui il Natale è spesso anestetizzato dal consumismo o addolcito da una nostalgia senza Vangelo.
A Natale preferiremmo ascoltare una nenia capace di tranquillizzare il pianto del Bambino di Betlemme, piuttosto che una parola che ci scuota.
Alcuni scrivono che in Occidente è iniziata l’era post-cristiana: un tempo in cui le chiese, con i loro riti, norme e strutture, appaiono come musei da visitare, racconti da tramandare, istituzioni di un passato che non orienta più il presente.
Non si tratta tanto della scomparsa del cristianesimo, quanto della fine di una cristianità che per secoli ha coinciso con l’ordine sociale, culturale e morale dell’Europa. La fede non è più un’evidenza condivisa, ma una possibilità tra le altre; non un linguaggio comune, ma una voce tra molte. E quando la fede non è più ovvia, resta solo ciò che è vero.
In questo scenario, la Chiesa non è più al centro della piazza, ma ai margini; non detta il ritmo del tempo, ma lo attraversa insieme agli altri. Ed è proprio qui che emerge la domanda decisiva: che cosa resta del Vangelo quando vengono meno il consenso sociale, il potere simbolico e la protezione delle strutture?
Anche noi, stanchi di cercare parole per le domande del nostro tempo, pensiamo che il Vangelo non abbia più forza per orientare la vita.
Forse anche nella Chiesa sentiamo il peso di cammini consumati, di risposte che non toccano più il presente, di parole che non incendiano il cuore.
E allora, lasciamo salire la stessa domanda del Battista: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?» (Mt 11,3).
2. Il Vangelo che disturba
A questa domanda può rispondere solo il Maestro. Perché sei venuto?
Nei Vangeli, Gesù usa più volte un’espressione: «sono venuto». È la sua missione, il segreto della sua incarnazione. Nei Vangeli l’espressione italiana «sono venuto», riferita a Gesù, è resa quasi sempre con il verbo ἦλθον (perfetto o aoristo del verbo ἔρχομαι (venire). Questo verbo, riferito a Gesù, lo troviamo 19 volte (15 nei vangeli sinottici e 4 in Giovanni).
La prima volta che il Maestro pronuncia queste parole è nel Vangelo di Marco: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto» (Mc 1,38).
Fin dall’inizio, Gesù non si lascia trattenere dal consenso.
Non segue chi lo cerca: chiede piuttosto a chi lo cerca, di essere seguito.
E questo disturba.
Ci disturba un Vangelo che non si accontenta di piacere,
una Chiesa che non si limita ad assecondare,
un Signore che non misura la fedeltà con i numeri.
Ci disturba un Vangelo che mette in discussione i nostri modi di celebrare, festeggiare e vivere i sacramenti;
una Chiesa che, interrogandosi sulle feste religiose, non cerca solo consensi o interessi;
una pastorale che chiede a tutti l’impegno a rinnovare “consuetudini, stili, orari, linguaggi e strutture ecclesiali” non per conservarci ma per annunciare il Vangelo (cf. EG 27).
3. La Chiesa al servizio di Cristo
Mentre tutti cercano Gesù, Lui cerca altri: «Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,17).
Lo ha fatto già a Betlemme, convocando pastori e stranieri.
Lo farà lungo tutta la sua vita, sedendosi a tavola con pubblicani e peccatori. Di lui hanno detto: “è venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve” (Lc 7,34).
Mangiare con loro significa condividere, fare spazio, diventare famiglia.
E questo ci disturba.
Ci disturba, Signore,
pensare che Tu possa passare
e non fermarti.
Ci disturba sapere che,
nonostante le nostre fatiche ad organizzare feste e gite e sagre,
Tu possa scegliere un’altra strada
perché qualcuno è stato escluso.
perché abbiamo parlato degli altri
più che parlare con Te.
Ci disturba dover ripensare la geografia delle nostre chiese.
Perché non ci chiedi di fare sei minuti a piedi da una chiesa all’altra,
ma di imboccare strade che non controlliamo,
per incontrare chi dal Vangelo è lontano anni luce.
Ma ancora di più, ci disturba scoprire che “vicini” o “lontani”
non lo siamo rispetto alle sacrestie o alle sale parrocchiali,
ma rispetto al Vangelo.
I nostri bei canti natalizi o le nostre feste religiose non riescono a trattenere il bambino Gesù, a farlo stare tranquillo sapendo che per i bambini e i giovani della nostra Città il Natale è un’altra cosa!
E questo disturba.
Ci disturba ancora di più il suo modo di stare a tavola.
«Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire» (Mc 10,45).
Questa notte nasce colui che, come ricorda l’Apostolo, svuotò se stesso assumendo la condizione di servo (Fil 2,6-7).
Gli angeli forse cantano il Gloria perché è nato un servo? I magi vengono da oriente per onorare uno schiavo? I pastori, lasciano i loro greggi, per contemplare uno come loro? Non è, forse, questo bambino, il Dio con noi?
Siamo abituati a pensare che gli altri e noi esistiamo solamente nella misura in cui esercitiamo un potere. Se diventiamo fragili, impotenti, invisibili non esistiamo più!
Forse non ci disturba essere pochi. Ci disturba non contare più.
Ci disturba l’idea di essere diventati una minoranza, di non poter più essere una voce forte nella vita sociale o con le nuove generazioni!
Pensiamo che dovremmo ritornare ad essere forti, numerosi, determinanti. Ci piace l’idea che le nostre chiese esistono se sono potenti e che noi esistiamo se in esse esercitiamo un potere.
Quanto contiamo nella cultura odierna? Quanti si sono ricordati di Gesù in questo giorno?
Noi pensavamo, o Gesù, che tu fossi venuto a portare la pace, che avresti annacquato le nostre passioni e domande con la rassegnazione e l’abitudine, invece, questa sera, con la tua nascita ci ricordi quando, lasciando tutti senza parole, hai detto: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra» (Mt 10,34); «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49).
Pensavamo fossero sufficienti le nostre lucine natalizie per parlare di Te, invece tu ci chiedi di appiccare il fuoco, di essere luce che illumina, che segna la strada, riscalda il cammino.
A volte, pensiamo ai nostri cammini di fede, come a presepi già realizzati o alberi già confezionati da prendere dalla soffitta della memoria per poi rimetterli a posto quando tutto è finito.
E se tu, invece, disturbandoci, ci chiedessi di cambiare? Di domandassi di non accontentarci e non lasciarci appiattire dai ricordi del passato; di non avere paura di perdere un potere, un luogo, una gestione; di cambiare stile di vita nelle piccole cose, senza troppo chiasso, senza preoccuparci di accontentare tutti o non dispiacere nessuno?
4. Il bacio che libera
Alla fine della leggenda, Cristo non discute con l’inquisitore.
Si avvicina e bacia il cardinale.
Poi scompare nella notte.
Quel bacio è ciò che disturba di più.
Perché l’amore non si può imprigionare.
Perché sei venuto, Gesù?
Perché continui a venire nelle nostre case, nelle nostre paure, nelle nostre divisioni?
Sei venuto a disturbare la nostra quiete,
a salvare ciò che è perduto,
a servire invece di dominare,
a portare il fuoco della vita nuova.
Sei venuto per portare a compimento (Mt 5,17),
per completare la nostra vita dandone un senso nuovo,
Pensavamo fossi venuto per disturbarci col giudizio e la condanna
e invece, con un bacio,
ci disturbi con la tenerezza, la gentilezza, il silenzio e l’accoglienza.
Il tuo bacio ci ricorda che «La Chiesa non è fine a se stessa: essa è tutta relativa a Cristo»
(H. de Lubac, Meditazione sulla Chiesa).
Il tuo bacio libera e disturba,
ci unisce a te mentre ci allontana da altri interessi,
infiamma il cuore e consuma tutto attorno a noi.
Il tuo bacio ci disturba
perché ci ricorda che senza l’amore
ogni canto è stonato
ogni predica è senza suono
ogni elemosina è senza cuore
ogni chiesa, chiusa in se stessa,
non porta frutto e muore.
Questa notte non ti chiediamo di non disturbarci.
Ti chiediamo di non lasciarci in pace.
Allora, vieni pure
anche se disturbi
non solo ora
non solo per questo Natale
vieni per sempre,
Signore. Amen.


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