Nel giorno di Pasqua le letture, i gesti battesimali e la liturgia eucaristica ci riconducono alle origini, all’inizio della nostra fede. Cosa c’è all’inizio? Il nostro nome, come per Abramo, per Mosè, per i profeti e le donne al sepolcro. Una parola è entrata nel silenzio, ci ha chiamato per nome e ha riempito la nostra vita come la luce del cero pasquale, come il canto dell’alleluia. Per Dio non siamo anonimi, non siamo un numero ma un nome, un dono e un progetto. Questo nome che, simbolicamente, diamo al bambino nel battesimo ci accompagna per tutta la vita. In questo nome scopriamo di essere un mistero, un dono e un progetto; ossia, una vocazione. Cosa vuol dire “vocazione”? Innanzitutto, che la vita è un mistero e che non è posta completamente nelle nostre mani. Quando chiediamo al bambino “cosa vorresti fare da grande?” probabilmente sappiamo che la sua esistenza non corrisponderà alla sua risposta, ma abbiamo in lui suscitato un desiderio, aperto un orizzonte e allargato ...
blog di pensieri, articoli, riflessioni